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Con un tema legato all’impossibilità per un animale di nuotare nel suo habitat, perché gli si è incastrata una ciambella di plastica intorno al corpo, Tincolini con ironia e amarezza affronta il dramma dell’inquinamento del nostro pianeta. Oltre al problema dell’ecologia l’artista usa come “salvataggio” tra le sue mani e il prezioso marmo la protesi del braccio robotico che mai più commettere errori. Con In atable lo scultore sembra dirci che oggi i robot sostituiscono gli artigiani e la plastica galleggia meglio di un pinguino. Cosa è rimasto, allora, di insostituibile? Le idee, intese alla Duchamp, e i materiali, quelli preziosissimi dei marmi di Carrara.
Veronica Ferretti
Filippo Tincolini, diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, nel 2002 ha organizzato il SIEMA (Simposio Internazionale di Majorca) e successivamente il SINSP (Simposio Internazionale di Scultura a Menorca) selezionando opere e artisti da opi ci artigiani toscani e dal laboratorio del marmo di Carrara. Nel 2004 ha dato vita al progetto TorArt, un laboratorio artistico di prototipazione 3d, in grado di effettuare nel minimo dettaglio repliche di architettura come la ricostruzione dell’arco di Palmira o di sculture come quella di Luigi Pampaloni che raf gura Leonardo Da Vinci (pubblicata poi nella copertina del National Geographic). Le sue stesse opere sono realizzate con questa innovativa tecnica sperimentale.
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