A cosa serve l’arte mentre il mondo sembra avviarsi allo sfascio? Era il tempo della Prima Guerra Mondiale, quando il filosofo Ludwig Wittgenstein stese il Tractatus Logico-Philosophicus in trincea, tra le schegge e i proiettili. Stupisce come nel tragico odore della guerra, un uomo potesse gettare le basi per una teoria del linguaggio come “immagine logica del mondo”. Nel caos e nel terrore della guerra che mette in moto i più basici istinti di sopravvivenza, un filosofo trovava lo stimolo per annotare profonde riflessioni sui suoi quaderni.
Questo ci può far capire che le grandi domande sulla vita non devono essere poste solo in tempi di pace, come fossero un’oziosa opzione.
Piuttosto, quanto più la civiltà sembra essere giunta sul punto dell’autodistruzione, tali domande diventano ancora più urgenti.
Qual è il momento più adatto per riflettere e produrre concetto? Qual è il momento più importante per produrre un’opera d’arte? Adesso!
Adesso è il tempo giusto, perché l’uomo vive nell’eterno, se vive nel presente come fosse l’unico baluardo di forza che gli è concesso. In effetti, il futuro non esiste, perché ha da venire, il passato resta solo nelle fotografie che scattiamo e nell’inchiostro o nelle più frigide digitazioni
del calcolatore.
Esiste il presente, l’attimo in cui se non ci interroghiamo sul senso profondo delle cose, rischiamo di vivere senza pensare. E se rinunciamo al pensiero, rinunciamo anche alla nostra civiltà.
Forse proprio nei momenti più tragici e angosciosi, l’uomo è portato ad elaborare le domande più profonde, alla ricerca di un possibile senso delle cose.
Ecco perché un ruolo fondamentale lo hanno, in questo senso, i filosofi, i poeti, gli artisti.
Ogni artista è testimone del tempo. Nelle forme espressive si squadernano narrazioni, visioni, intuizioni concettuali.
L’artista oltre che diventare interprete della propria epoca, talvolta è profeta e apre gli occhi del pubblico sulla visione del domani.
L’artista raccoglie lo spirito del mondo attraverso il filtro delle proprie sensazioni e ne metabolizza la sostanza nelle profondità dell’inconscio.
Nel gesto creativo, si libera il colore, la forma, in un gioco tra l’immaginazione e l’intelletto che produce ciò che chiamiamo “Arte”.
Francesco Corsi